Un tempo la festa si celebrava il primo giovedì di maggio, ma dal 2011 è stata spostata al 1° maggio. Quel giorno centinaia di devoti a San Domenico Abate, raggiungono in pellegrinaggio la chiesa dedicata al santo, dove sono conservate due relique: il dente e il ferro della mula di San Domenico.
Secondo l’antico rituale, che prevede una precisa sequenza di gesti, i pellegrini si fermano prima a raccogliere in una grotta un pugno di terra, che poi spargeranno intorno alla propria casa a protezione dai serpenti, quindi entrano in chiesa dove tirano con i denti, o con le mani, la funicella di una campanella e baciano il reliquiario con il dente del santo, per assicurarsi la protezione contro il mal di denti, infine partecipano alla processione momento centrale della festa.
Il santo è "vestito", ossia ricoperto, di serpenti vivi che i serpari di Cocullo e dintorni hanno catturato nelle settimane precedenti la festa, e portato in processione con le serpi addosso.
L’uso delle serpi è di origini pagane e si ricollega alla tradizione del popolo dei Marsi, cui era attribuita la capacità di cacciare e neutralizzare le serpi. In epoca tardo romana, infatti, la parola marso indicava il mestiere di serparo.
Durante la processione i fedeli traggono auspici dal movimento dei serpenti e, in particolare, è ritenuto un segnale di malaugurio se i serpenti che ricoprono il corpo e la testa del santo arrivano a nascondergli la faccia.